Carola Allemandi per Doppiozero ci parla di Italo Zannier, un fotografo e scrittore italiano nato nel 1932 a Spilimbergo.
Zannier ha documentato il borgo abbandonato di Palcoda in Friuli-Venezia Giulia, un lavoro che riflette il suo desiderio di preservare la memoria di luoghi e storie scomparse.
Un’impresa mossa dal desiderio di tenere traccia non solo di una realtà scomparsa – la vita che animava il borgo fino all’epoca della Resistenza partigiana – e di cui non rimane che qualche rudere invaso ormai dalla vegetazione, ma anche della propria storia personale, che vede Italo bambino crescere in quei luoghi. Per fare questo, Zannier continua a intendere il mezzo fotografico come l’unica vera via per scrivere il mondo, salvare le sue regioni destinate all’oblio, trovare dentro il suo spazio il nostro posto.
La sua carriera editoriale è vasta, con oltre seicento titoli tra saggi e interventi critici. Il suo ultimo libro, “Senza parole”, è un fotolibro senza didascalie che invita il lettore a immergersi completamente nelle immagini.
Senza parole esce per Contrasto in un formato snello, esile, un fotolibro senza didascalie o trama; capiamo essere questi che vediamo i soggetti che più chiamano lo sguardo di uno dei maestri del neorealismo fotografico degli anni Cinquanta. La realtà è diventata, ora, non storia da documentare, bensì un gioco eterogeneo, colorato, qualcosa in cui divertirsi a perdere la propria ombra. Un ritorno all’afasia della visione, a un mondo da cui prendere ogni forma, variazione, contrappunto.
Zannier ha anche pubblicato un’autobiografia, “Cronache di un fotografo impenitente”. Zannier è stato il primo a inaugurare una cattedra universitaria in fotografia in Italia e ha formato molti fotografi di rilievo.
Le parole compaiono come altri lampi subitanei nelle Cronache di un fotografo impenitente. Un’autobiografia che Italo Zannier dà alle stampe per La nave di Teseo, nella collana I Delfini. Potrebbe essere definito il negativo della pubblicazione di Contrasto: in questo caso è il racconto verbale a prevalere, mentre comunque compare un inserto a metà percorso con alcune immagini della sua ultima produzione.
L’articolo di Carola Allemandi sottolinea l’importanza della fotografia come linguaggio specifico e il rischio di banalizzarla.
La fotografia è ancora uno degli ambiti del sapere meno strutturati sul piano dell’insegnamento, sebbene sia comunque più presente nelle università e nelle accademie: il rischio di banalizzare e ridurre alla mera cronologia è dietro l’angolo, mentre dentro la fotografia convivono paradossi vivi, articolata com’è sull’aporia dell’evidenza senza verità, dell’immagine reale senza informazione.
ArtTribune presenta la mostra “Italo Zannier – Io sono io. Fotografo nella storia e storico della fotografia” che si tiene alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone fino al 4 maggio 2025.
Curata da Marco Minuz e Giulio Zannier, la mostra ripercorre la vasta carriera di Italo Zannier grazie alle sue fotografie, saggi, articoli e progetti editoriali, oltre a ricordare celebri mostre come “The Italian Metamorphosis” al Guggenheim di New York.
Per la prima volta vengono raccolte le molteplici attività, legate alla fotografia, che Zannier ha portato avanti con una forza e una passione che non ha eguali nel panorama nazionale.
Il percorso si sviluppa in tutte le principali sue esperienze prendendo avvio dalla sua partecipazione nel movimento neorealista; appassionato di cinema, si cimenta prima con corti in Super 8 per poi dedicarsi totalmente alla fotografia.
Nel 1955, in una lucida analisi, stila il manifesto del Gruppo friulano per una nuova fotografia, cui aderiscono, tra gli altri, fotografi come Carlo Bevilacqua, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Nino Migliori e gli amici spilimberghesi Gianni e Giuliano Borghesan e Aldo Beltrame.
Si riconosce proprio a questo sodalizio il merito di promuovere, tra i primi in Italia, il concetto di una nuova fotografia non più solo concentrata sull’estetizzazione dello scatto indirizzato al bello, ma ricercando una fase sperimentale e analitica in senso innovativo.
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