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La miniera di Ashio e il primo ecologista giapponese

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Lo Asia-Pacific Journal nel 2007 ha pubblicato un articolo che descrive la contrapposizione tra quello che oggi si potrebbe definire il primo attivista ecologico giapponese e le autorità costituite dell’epoca.

I fatti da cui origina la storia risalgono al 1880, quando la scoperta di un filone di rame molto ricco in una antica miniera indusse i proprietari ad adottare le moderne tecnologie europee per massimizzare la produzione. La conseguenza fu una serie di  gravi problemi ambientali: prima moria di pesci e defogliazione di boschi, poi una inondazione causata da un massiccio afflusso di acqua proveniente dalle montagne vicine, private della copertura di boschi tagliati per usarne il legname nel processo di estrazione. L’acqua causò lo sversamento delle vasche di decantazione del processo produttivo, con la fuoriuscita di materiale tossico che rese  inutilizzabili i raccolti.

Un politico locale. Shozo Tanaka, attivo nella difesa dei diritti dei residenti, fu eletto nella prima Dieta nazionale nel 1890, e la sua attività portò alla adozione di alcuni provvedimenti governativi, che si rivelarono insufficienti per costringere i proprietari della miniera a riparare i danni. Venne così creato un secondo comitato per la prevenzione dell’inquinamento, che si mosse in modo ancora confuso, negando che i danni alla popolazione fossero causati dal rame, ma sostenendo che il problema erano le inondazioni, che rimescolavano il rame depositato sui fondali con le acque di superficie. La soluzione proposta era così quella di costruire argini per impedire le esondazioni, e creare una enorme vasca di laminazione delle piene dove esisteva un villaggio di agricoltori.

Tanaka si opponeva a questa visione, basandosi su una concezione tradizionale che vedeva il flusso naturale delle acque come un fatto benefico, che poteva diventare ostile se era regimentato in modo innaturale.

Whereas human practice based on the state’s policy of stopping and reversing flow would lead to an accumulation of harm in larger and larger artificial and toxic floods—doku—Tanaka’s fostering of flow, nagare, would lead to an accumulation of life. As Tanaka’s thought developed, doku came to describe not only the presence of toxins in the watershed’s fields, but also the horizon of beneficial human intervention in nature. Doku revealed the limit of responsible human agency. This too continued the Agronomy tradition that had said famine was not natural but the result of bad social practices. In dealing with pollution, Tanaka, like agronomists before him, and unlike the 1902 Committee, argued for the need to remake politics, not nature.

La storia è raccontata in modo molto dettagliato anche in https://archive.unu.edu/unupress/unupbooks/uu35ie/uu35ie04.htm

 


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