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La vita di Tina Modotti

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Una serie di articoli su La Kasbah ripercorrono la vita di Tina Modotti, attrice, fotografa, musa, rivoluzionaria (1ª parte, 2ª parte, 3ª parte, 4ª parte, 5ª parte — in totale vi sono dodici capitoli).

Ogni volta che si usano le parole «arte» o «artista» in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti nasce a Udine nel 1896 e parte come emigrante verso gli Stati Uniti a soli 17 anni. Trova lavoro a San Francisco, in una fabbrica tessile: è proprio in questo ambiente che avvengono i primi contatti con circoli operai e gruppi teatrali nel quartiere italiano.

L’esordio al cinema nel 1920 coincide con un periodo di amori turbolenti: Modotti si sposa con il pittore Abrie Richey (detto Robo) per poi diventare modella e amante di Edward Weston. Fu la morte del marito a condurre Modotti e Weston a Città del Messico, dove i due entrano in contatto con la rivoluzione e gli artisti messicani.

Furono gli anni in cui la cultura messicana fu pervasa dal movimento “estridentista”. Tina conobbe uno dei fondatori, Germán List Arzubide, eseguendone alcuni ritratti. L’Estridentismo aveva in comune con il Futurismo europeo, il tratto tagliente della grafica, l’attrazione per le macchine e soprattutto gli aerei, con la dichiarazione di guerra al “passatismo”.

Il soggiorno permette a Modotti di contribuire alla cultura messicana come fotografa (sarà lei a immortalare molti maestri del muralismo ed ad imporsi con un nuovo stile di fotografia rivoluzionaria), ma l’attivismo politico la rende soggetto pericoloso e inviso al potere:

Il 5 febbraio 1930 ci fu un attentato contro il nuovo presidente messicano Pascual Ortiz Rubio, la mancanza di mira e la distanza da cui gli spararono, lo ferirono solo leggermente alla bocca. [I]niziò una campagna stampa contro i rifugiati rossi, colpevolizzandoli per il complotto. […] Tina fu accusata della pianificazione dell’attentato e di esserne uno dei mandanti “intellettuali”. Venne incarcerata, dove protestò con lo sciopero della fame. Tredici giorni dopo le comunicarono l’espulsione dal Messico. Aveva quarantacinque ore per lasciare il Paese.

La vita dopo l’esilio vede Tina girare per l’Europa, il reclutamento da parte dei servizi sovietici, la partecipazione alla Guerra civile spagnola, il ritorno in Messico sotto falso nome dopo la vittoria di Francisco Franco. Modotti muore nel 1942, l’epitaffio sulla sua tomba è di Pablo Neruda:

Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.


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