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L’Afghanistan che l’Occidente non ha mai compreso

L’Afghanistan che l’Occidente non ha mai compreso

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In un articolo pubblicato su Valigia Blu, Galatea Vaglio ripercorre la storia dell’Afghanistan.

Per capire la storia di questo martoriato lembo di terra, forse è meglio ricorrere ad una immagine: la statuetta di una dea ritrovata nel 1978-9 in una necropoli di Tillia Tepe dove sono presenti una serie di tombe, in prevalenza femminili, risalenti all’epoca dell’impero Kushana (I-II secolo a.C.). L’idoletto ritrae la dea greca dell’amore Afrodite, ma le fattezze della divinità sono sorprendenti: ha infatti gli occhi a mandorla come se fosse cinese, e al centro della fronte il piccolo cerchio rosso caratteristico dell’India. Inoltre, come le divinità dell’estremo Oriente, è raffigurata con ali sulla schiena. Una dea, e una figura femminile, che ben simboleggia quell’incredibile incrocio di culture (indoeuropea, persiana, greca, Indiana, turca, cinese) e di religioni (paganesimo, zoroastrismo, cristianesimo, buddismo, Islam) che l’Afghanistan è sempre stato nei secoli.

 


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