Sul Committee to Protect Journalist, l’appello per la liberazione della giornalista Hiba Abu Taha.
il CPJ è una organizzazione del terzo settore per la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti. Taha è una giornalista giordana, punita con un anno di prigione e circa 5.000 dinari giordani (circa 6.500€) per aver violato una legge sui crimini informatici.
I sostenitori della giornalista che la pena arrivi per gli argomenti trattati, cioè i rapporti tra aziende giordane e Israele. Non è la prima volta che questo copione si ripete
Le organizzazioni internazionali, tra cui Reporter senza frontiere (RSF), hanno condannato la sentenza, definendola una grave minaccia per la libertà di stampa in Giordania. Il direttore di RSF per il Medio Oriente, Jonathan Dagher, ha definito la sentenza “un pericoloso precedente”, aggiungendo che le disposizioni vaghe della legge vengono utilizzate per colpire i giornalisti che riferiscono su questioni delicate, in particolare legate a Israele.
Il caso di Abu Taha segue una serie di incidenti simili che hanno coinvolto giornalisti giordani, sollevando il timore di una crescente censura e repressione degli operatori dei media. Dalla fine del 2023, i giornalisti che coprivano le proteste legate al genocidio di Gaza sono stati particolarmente presi di mira dalla stessa legge.
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