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Le mappe della pace

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A cura di @NedCuttle21(Ulm) e integrato da @pigtr.

Internazionale ripropone un articolo del 2006 di Shari Motro, docente di legge presso l’università di Richmond, che nel 1995, in veste di ufficiale dell’esercito israeliano, partecipò ai negoziati di pace (noti come Accordi di Oslo) tra il governo d’Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Nel pezzo l’autrice parla di quanto siano importanti le scelte grafiche nella realizzazione delle mappe geografiche intorno alle quali dovrebbero svilupparsi le trattative e gli accordi tra fazioni opposte su aree contese. L’articolo originale, pubblicato su Legal Affairs nell’autunno del 2005, è stato tradotto per Internazionale da Marina Astrologo.

Era il settembre del 1995 e da alcuni mesi andavano avanti i negoziati su quello che doveva essere il primo ritiro significativo di forze israeliane dalla Cisgiordania. Mancavano solo ventiquattr’ore alla scadenza prevista per la firma del cosiddetto accordo di Oslo II quando la delegazione israeliana presentò alla controparte palestinese l’ormai famigerata “cartina-groviera”. Non appena la vide, Yasser Arafat si infuriò e abbandonò il tavolo delle trattative. Nelle sue memorie, il capo dei negoziatori israeliani Uri Savir descrive così la reazione del leader palestinese: “Arafat scrutò la cartina in silenzio con sguardo carico d’odio, poi si alzò di scatto dalla sedia gridando che era un’umiliazione intollerabile: ‘Ma questi sono solo cantoni! Voi pretendete che io accetti dei cantoni! Ma allora volete distruggermi!’”.

Su Haaretz, accedendo da google, si può leggere un lungo di Abraham Yehoshoua sul perché anche lui, storico sostenitore della soluzione dei due stati e del riconoscimento della nazione palestinese, si è ormai convito che questa opzione sia da considerarsi superata dagli eventi. Ormai, dice Yehoshua dopo un approfondito riepilogo della genesi della questione israelo-palestinese dall’avvio del movimento sionista a fine ottocento, la soluzione è uno stato per due patrie con l’esclusione di Gaza, partendo da quella che considera l’esperienza più di successo in questo senso: la convivenza in seno a israele tra palestinesi israeliani ed ebrei israeliani.

 

Immagine da Wikimedia Commons.

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