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Le nuove città-ideali dei giganti digitali [EN, IT]

Le nuove città-ideali dei giganti digitali [EN, IT]

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A cura di @Francisco Quintay.

Su Rivista Studio e The Guardian si analizza il fenomeno delle nuove company town create dai giganti dell’economia digitale

“stavolta non è soltanto una trovata di marketing o una gara fra concorrenti, come nel caso delle industrie del vino che fanno ridisegnare le proprie cantine a una firma riconoscibile, magari con una galleria d’arte annessa per incrementare l’enoturismo, vedi la recentissima Château La Coste Art Gallery di Renzo Piano ad Aix-en-Provence. Stavolta è diverso, nei costosissimi sobborghi meridionali di San Francisco, dove hanno sede gli uffici dei tre colossi e di mille altre startup. Non si tratta solo di gentrificazione. Si tratta piuttosto di una vera e propria emergenza abitativa per i dipendenti di questi gruppi che continuano ad assumere tecnici da ogni parte del mondo nonostante i decreti trumpiani. Solo Google infatti ne ha assunti 45 mila nel 2015, riuscendo però ad acquistare o realizzare nello stesso anno solo cinquemila alloggi. Si tratta di un problema annoso che, sommato a quello del traffico che cresce più degli affitti e alla difficoltà di realizzare in tempi brevi alternative come metropolitane e treni, ha spinto i tre gruppi a una soluzione drastica.”

e tuttavia

“the tech giants are now in the same position as great powers in the past – the bankers of the Italian Renaissance, the skyscraper-builders of the 20th century, the Emperor Augustus, Victorian railway companies – whereby, whether they want to or not, their size and wealth find expression in spectacular architecture. As Deyan Sudjic, formerly of this parish and now director of the Design Museum, wrote in his book The Edifice Complex, the execution of architecture “has always been at the discretion of those with their hands on the levers of power”. Having as much sense of their own importance as those previous powers, tech companies probably don’t mind commissioning structures that define their time.”

A latere, la realtà di molte company town a cavallo del novecento è descritta in un famoso brano musicale

 


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