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L’indice di abbondanza di Simon [EN]

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A cura di @Billy Pilgrim.

Marian Tupy (Human Progress) e Gale Pooley (Brigham Young University – Hawaii) hanno utilizzato una serie di dati di 37 anni sul prezzo di alcune commodity (energia, cibo, metalli) per sviluppare un nuovo framework atto a misurare gli effetti dell’aumento di popolazione sulla disponibilità di risorse.

Gli autori sostengono in un articolo per il Cato Institute che, anziché ridurre le risorse a disposizione, l’incremento demografico si sia accompagno ad una maggiore disponibilità delle stesse.

Il lavoro parte dalla famosa scommessa tra il biologo Paul Ehrlich e l’economista Julian Simon. Mentre Ehrlich sosteneva che l’aumento di popolazione avrebbe portato ad una catastrofica riduzione di risorse, Simon riteneva che l’essere umano fosse la “risorsa fondamentale” che, attraverso l’innovazione, avrebbe posto rimedio agli effetti della pressione demografica. La scommessa consisteva nel monitorare i prezzi reali di un paniere di 5 materie prime tra il 1980 ed il 1990; in linea con quanto ipotizzato da Simon, tutte le materie prime del paniere subirono in media una diminuzione di prezzo del 57,6%, nonostante un aumento di popolazione pari a 873 milioni.

Tupy e Pooley hanno dunque creato il Simon Abundance Index (SAI) che rappresenta il rapporto tra la variazione di popolazione e la variazione del tempo necessario che un individuo medio deve impiegare lavorando per poter comprare determinate risorse (time-price). Tra il 1980 ed il 2017, la disponibilità di risorse è aumentata ad un tasso annuo di crescita composto pari al 4,32%, con ciò sostenendo che nel 2017 la Terra è il 379,6% più ricca di risorse di quanto non lo fosse nel 1980.

Gli autori sostengono, inoltre, che, per ogni 60 minuti di lavoro necessari a produrre commodity nel 1980, siano necessari nel 2017 solo 21 minuti lavoro. Se il trend in atto dovesse continuare, il time-price delle commodity potrebbe dimezzarsi ogni 26 anni.

Simon’s revolutionary insights with regard to the mutually beneficial interaction between population growth and availability of natural resources are counterintuitive, but they are real. The world is a closed system in the way that a piano is a closed system. The instrument has only 88 notes, but those notes can be played in a nearly infinite variety of ways. The same applies to our planet. The Earth’s atoms may be fixed, but the possible combinations of those atoms are infinite. What matters, then, is not the physical limits of our planet, but human freedom to experiment and reimagine the use of resources that we have.

Immagine da pixabay.


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