un sito di notizie, fatto dai commentatori

Mendel, la sua epoca e la sua vita

0 commenti

Luigi Mariani sulle pagine di Agrarian Sciences ricorda la figura di Mendel, uomo di fede e di scienza, il cui lavoro ha avuto un impatto duraturo sulla nostra comprensione dell’ereditarietà e della genetica.

Gregor Johann Mendel (20 luglio 1822 – 6 gennaio 1884) trascorse gran parte della sua vita nel monastero di San Tommaso a Brünn  in Moravia, oggi regione della Repubblica Ceca. Oltre alla sua vocazione religiosa, Mendel era un attento naturalista con interessi in agronomia, matematica, meteorologia e apicoltura.

Sacerdote e monaco agostiniano, Gregor Johann Mendel trascorse gran parte della sua vita nel monastero di San Tommaso a Brünn (l’odierna Brno) di cui fu Abate per 16 anni. Naturalista con una forte vocazione all’interdisciplinarietà che si traduceva nell’interesse per la botanica, l’agronomia, la matematica, la fisica, la pedagogia, la meteorologia e l’apicoltura, è universalmente noto per la scoperta delle leggi dell’ereditarietà, considerate il punto di partenza della moderna scienza della genetica. Per comprendere Mendel è certamente necessario immergersi nella realtà del mondo rurale da cui proveniva, afflitto dalla mancanza di elementari mezzi di sopravvivenza e per il quale la fede era un elemento imprescindibile per dare senso a una vita di fatica e sofferenza. Da Mendel siamo lontani non solo per la scarsità delle fonti ma anche per il nostro essere parte di società postmoderne nate dalle rovine di ideologie – nazionalismi e comunismo – che si erano fondate sul palese rifiuto dei valori che hanno ispirato il pensiero e l’azione di Mendel (fiducia nella scienza, dialogo interculturale, mitezza e benevolenza). In questo contributo cerco di offrire alcuni elementi utili per una riflessione basata sulla biografia di Mendel e sugli eventi del suo tempo.

La sua fama deriva dalla scoperta delle leggi dell’ereditarietà, considerate il punto di partenza della moderna scienza della genetica. Tuttavia, Mendel non solo si dedicò alla ricerca scientifica, ma anche alla fede, che per lui era essenziale per dare senso a una vita di fatica e sofferenza nel mondo rurale. Le sue scoperte furono accolte con scetticismo dal mondo scientifico dell’epoca e solo successivamente furono pienamente apprezzate. Oggi, Mendel è riconosciuto come il fondatore della genetica.

Dal 1856 al 1863 Mendel condusse i suoi pionieristici esperimenti sull’ereditarietà nei piselli (Pisum sativum L.). Tre anni e mezzo dopo l’inizio di tali esperimenti il mondo della biologia fu profondamente scosso dalla pubblicazione del libro di Darwin sull’origine delle specie, avvenuta il 24 novembre 1859. Mendel acquistò copie personali di tutti i libri di Darwin non appena si resero disponibili in edizione tedesca e li lesse assiduamente, apportando note a margine e commenti. La sua copia personale era una traduzione tedesca della seconda edizione pubblicata nel 1863, e contiene annotazioni dei passaggi ritenuti più interessanti. L’entusiasmo per il testo di Darwin mise in ombra ogni altro aspetto della biologia di quei tempi, tant’è vero che l’11 gennaio del 1865 Alexander Makowsky, relatore principale della sessione mensile della Società per lo studio delle scienze naturali³, offrì un appassionato riassunto del testo di Darwin (Hartl, 2022). Relatore principale delle sessioni di febbraio e marzo era invece Mendel, il quale nella serata dell’8 febbraio 1865 presentò la prima parte delle sue ricerche sull’ereditarietà, in cui descrisse come i caratteri si trasmettono negli ibridi (Giannini, 2003). Alla conferenza era presente una quarantina di persone, per lo più frequentatori abituali delle conferenze della Società. Fra di essi spiccavano alcuni amici di Mendel fra cui Johann Nave, botanico esperto di alghe d’acqua dolce, Gustav von Niessl, astronomo e botanico, Alexander Makovsky, botanico, Joseph Auspitz, direttore della Realschule, Jacob Kalmus, medico, Franz Czermak, chimico e Karl Theimer, floricoltore e farmacista. La seconda parte della presentazione di Mendel si svolse esattamente un mese dopo,  l’8 marzo, e fu dedicata sia alle modalità con cui le cellule riproduttive (polline e cellule uovo), delle piante ibride trasmettono i caratteri alle generazioni successive sia al tema della speciazione, allora al centro dell’attenzione grazie anche agli scritti di Darwin. I resoconti delle due conferenze di Mendel apparvero sul giornale locale Tagesbote e furono poi sviluppati da Mendel stesso nel famoso articolo Versuche über Pflanzen-Hybriden (1866), nel quale si riassume gran parte dell’eredità scientifica di Mendel (Giannini, 2003).

Nature in un articolo definisce la scienza di Mendel attenta, rigorosa e umile, caratteristiche che sarebbero la vera eredità che il monaco agostiniano ci avrebbe lasciato.

Gettando le basi della genetica, Mendel ha dato l’esempio con il suo approccio paziente e completo alla raccolta dei dati. Nell’attuale epoca di iper-competitività della scienza, vale la pena soffermarsi un attimo per celebrare il suo assoluto impegno per l’attenta osservazione, il rigore nell’analisi e l’umiltà nell’interpretazione dei risultati.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.