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Nearing the Limit of Human Life Expectancy

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Su SciTechDaily si parla di uno studio condotto dall’Università dell’Illinois Chicago (articolo originale ad accesso libero qui) il quale suggerisce che l’aspettativa di vita umana potrebbe aver raggiunto un limite biologico.

Sebbene i progressi medici abbiano contribuito ad aumentare la longevità nel XIX e XX secolo, dal 1990 la crescita dell’aspettativa di vita è rallentata significativamente.

Secondo la ricerca, gli sforzi per combattere le malattie hanno già prodotto i maggiori guadagni in termini di longevità, lasciando l’invecchiamento come principale ostacolo a ulteriori estensioni della vita. Gli autori dello studio propongono di spostare l’attenzione dal semplice prolungamento della vita alla qualità degli anni vissuti, concentrandosi sulla salute piuttosto che sulla durata.

Sullo stesso argomento una intervista a William Mair, professore di metabolismo molecolare all’Harvard T.H. Chan School of Public Health il quale osserva

A: Evolution doesn’t care about how long an animal lives. It cares about its ability to pass its genes onto the next generation. We say survival of the fittest, not survival of the oldest. And that’s because for most organisms, death doesn’t come from old age—it comes from infection, accident, or predation. The best strategy then is to eat as much as you can, grow fast and strong, and reproduce, even if that makes your body age faster.

What happens, however, if food becomes scarce? Some organisms have adapted to such stressors by focusing less on growth and reproduction—which require energy—and more on maintaining their body. From an evolutionary standpoint, this allows them to live longer and wait out the famine, at which point they can reproduce.

In the lab, we see this all the time. If you take an animal like a nematode worm, or a fruit fly, or a mouse, and you give it all the food it can eat, it will live fast and die young. It’s programmed to do so. But if you restrict its diet and give it 20% or 30% fewer calories, it will live longer. Interestingly, they will also delay the onset of age-related diseases, such as cancer or cardiovascular diseases.

Correlato all’invecchiamento, un nuovo studio (articolo originale ad accesso libero qui) ha scoperto perché il timo, un organo chiave del sistema immunitario, si deteriora con l’età. Se ne parla su Cosmos Magazine. Situato dietro lo sterno, il timo è l’unico organo capace di sviluppare le cellule T, fondamentali per combattere infezioni e malattie. Tuttavia, dopo la pubertà, il timo inizia a ridursi e le aree di produzione delle cellule T vengono sostituite da tessuti adiposi.

I ricercatori hanno identificato due stati cellulari atipici nel timo degli individui più anziani, che formano cluster e ostacolano la crescita delle cellule T. Queste alterazioni impediscono la rigenerazione del timo, rendendo più difficile per il corpo affrontare nuove infezioni e tumori con l’avanzare dell’età. Gli scienziati sperano che questa scoperta possa aprire nuove strade per il ripristino della funzione timica e il miglioramento della risposta immunitaria negli anziani e nei pazienti con sistemi immunitari compromessi.


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