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Philip Roth: “Sua maestà Kafka, il mio insegnante di ossessioni nascoste”

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

La Stampa pubblica una delle ultime interviste al compianto Philip Roth. Lo scrittore parla della sua passione per Kafka, dei suoi romanzi e della comunità in cui è cresciuto.

Sole splendente, cielo azzurro terso e vento sferzante: cammino per le strade dell’Upper West Side di Manhattan verso l’appuntamento con Philip Roth. A pochi mesi dall’uscita del primo Meridiano Mondadori dedicato alla sua opera da me curato, sto per incontrarlo nel suo appartamento. Entrando, sono inondata dalla luce dell’ampio luminosissimo soggiorno, con finestre-balcone estese per gran parte della parete di fronte, aperte allo spettacolo della città. Roth indossa una camicia color carta da zucchero e pantaloni di lana marrone chiara. Accanto a noi, in questo ambiente splendente di luce, un tavolino su cui sono appoggiati molti libri.

Senza molti preamboli, la conversazione inizia spaziando dai ricordi famigliari all’Italia conosciuta da giovane, dagli incontri con altri scrittori alle riflessioni sui suoi libri, con scoperte talvolta sorprendenti. È un Roth accogliente e in gran forma. «Sono felice», ammette con tutta semplicità, quando gli chiedo come si senta, ora che ha appena pubblicato in America una sua nuova splendida raccolta di saggi (Why Write?, 2017) e sono da poco usciti, in contemporanea, in Italia e in Francia, i primi volumi dedicati al complesso della sua opera narrativa da parte delle due più prestigiose collane letterarie di questi due Paesi, i Meridiani Mondadori e La Pléiade di Gallimard.

Immagine da Flickr.


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