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Riflessioni sulla porcellana: storia di Ginori 1735

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Lampoon traccia un breve racconto della storia della porcellana e del suo viaggio dall’Oriente verso l’Europa a bordo delle navi della Compagnia delle Indie.

Marco Polo incontrò per la prima volta la porcellana alla corte dell’imperatore mongolo, Kublai Khan. Era ipnotizzato dalla luminescenza del materiale – all’epoca non c’era traccia scritta di esso in nessuna parte d’Europa – paragonandolo alla madreperla, come le conchiglie trovate nelle profondità dei mari asiatici e usate come denaro. Scrisse nel Libro delle meraviglie del mondo: «Qui si trova l’oro; ma la piccola moneta è di porcellana, che circola in tutte queste province». La Compagnia Olandese delle Indie Orientali introdusse le corti europee alla porcellana nel 16 ° secolo (sic! in realtà 17 °, NdM), dove la cineseria divenne molto in voga come aggiunta ambita a qualsiasi armadietto di curiosità e un centrotavola pregiato da esporre su tavoli o mobili. Possedere un pezzo di porcellana era un segno di status sociale prima che diventasse un business, quando gli artigiani locali scoprirono come veniva fatto.

L’articolo però si occupa soprattutto di un’eccellenza italiana: la manifattura di Doccia. Nel 1737, il marchese Carlo Andrea Ignazio Ginori fondò una fabbrica a Doccia fuori Firenze, che divenne nota come Manifattura di Doccia. Questa fu la prima fabbrica a produrre porcellana a “pasta dura” in Italia (unica del suo genere non di proprietà di una famiglia reale) dove venne anche inventata la tecnica dello stencil per decorare gli oggetti. La vita della manifattura andò avanti tra cambiamenti di mode e tendenze e con il problema di dover fronteggiare la concorrenza. Nel 1896 la Manifattura di Doccia venne acquistata da Richard e nel 1923 l’azienda nata dalla fusione delle due realtà nominò Giò Ponti direttore artistico.

La Ceramica Richard di Milano acquisisce la Manifattura Ginori nel 1896. Giulio Richard era nato in Svizzera ed era venuto in Italia per affari. La sua è la tipica storia dell’imprenditore illuminato del Nord Italia. Costruisce case, scuole e mense per i suoi operai, fonda una società di mutuo soccorso e una scuola per insegnare agli apprendisti i trucchi tecnici e artistici del mestiere. Trasformò una piccola fabbrica sul Naviglio Grande di Milano in un grande e moderno stabilimento industriale, che ora lavorava a fianco della fabbrica in Toscana. La Richard Ginori nasce dalla fusione delle due aziende. L’Art Nouveau era in voga e l’azienda la abbracciò. Luigi Tazzini visitò l’Esposizione di Parigi del 1900 e portò a Doccia tutto ciò che aveva visto: galli da fiore, fiori su lunghi steli, piante fluenti, figure femminili con lunghe ciocche. Gio Ponti fu nominato direttore artistico nel 1923 e ripristinò le forme classiche di Doccia, privilegiando alcuni stampi neoclassici e lo stile Impero. Raffaello Giolli scrisse nel 1929: “Alla prima Biennale di Monza, lo stand della Richard-Ginori ha messo a soqquadro questa grande manifattura ceramica. Piccoli cartellini venduti sono diventati lunghe strisce, da spillo a spillo, e sono caduti dai calamai e dalle ciotole di Ponti come serpentelli malformati dalle grandi e rigide squame bianche. Il disgusto, lo stupore o il dibattito riempivano gli altri stand. Tutti, dal critico d’avanguardia al mobiliere brianzolo, erano concordi nel lodare le nuove idee”.

Oggi l’azienda è denominata Ginori 1735, nome che rimanda alle origini settecentesche del marchio e l’articolo di Lampoon si conclude con una visita alla Manifattura Ginori e ai suoi archivi. Ricerca ceramica propone una breve storia della porcellana, mentre il sito di Giò Ponti narra i suoi esordi con la ceramica proprio in Richard Ginori.


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