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Riflessioni sulle difficoltà della sinistra [EN+IT]

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A cura di @Perodatrent, @Quantus, @french canotta, @piratagiandomenico.

Un commento sul Guardian discute come l’ascesa della destra negli Stati Uniti trovi una spiegazione nell’atteggiamento elitario tenuto dalla sinistra, ricordando le critiche rivolte alla persona di G. W. Bush e al suo modo popolare di esprimersi.

Considerable evidence could thus be adduced for the Bush-was-a-moron theory. But what followed politically? If Bush was the stupidest of the stupid white men, how had he come to power? Who had voted for him? Most of all, why weren’t ordinary people rising up against the dangerous buffoon who ruled them?

Gli stati generali ha intervistato Cinzia Sciuto, autrice del libro Non c’è fede che tenga: manifesto laico contro il multiculturalismo, in cui la crisi di consensi della sinistra europea è messa in diretta relazione con le contraddizioni del multiculturalismo.

La ragione principale che mi ha portato a scrivere questo libro è innanzitutto personale: un disagio che mi sono ritrovata a vivere direttamente sulla mia pelle ad un certo punto del mio percorso politico ed intellettuale. Nonostante non abbia mai svolto attività politica all’interno di un partito, sono sempre stata in prima linea nelle battaglie per i diritti umani, i diritti civili e i diritti delle donne in particolare. Mi sono cominciata a sentire fortemente a disagio quando ad un certo punto mi è stato detto, da più parti, che parlare di diritti delle donne è giusto solo se si rimane all’interno del nostro orizzonte culturale.

Sul magazine online The Vision, si parla di vera e propria noia, dovuta all’incapacità della sinistra odierna di rispondere al bisogno di avventura di militanti ed elettori.

“Come ha fatto la sinistra, quella italiana in particolare, negli ultimi trenta o quarant’anni, a passare dall’essere la parte politica dei ribelli e degli ultimi a essere la parte delle regole e della noia?” infatti secondo l’autore “in ogni ideologia – anche in quella che nega l’ideologia – c’è un bisogno quasi fisiologico di avventura, che la sinistra dovrebbe sapere ereditare positivamente [..] e magari anche di tornare a usare un linguaggio meno tecnico e più da pirati. Per ritrovare un grammo del suo fascino perduto.”

Infine, l’Espresso ospita un intervento di Emiliano Brancaccio alla conferenza del gruppo al parlamento europeo GUE/NGL, in cui critica duramente quello che chiama “codismo” – cioè la subalternità strategica – filo-liberal e filo-liberista di una parte della sinistra, anche proveniente da esperienze di lotta politica radicale. Una seconda forma di codismo, ben più pericoloso, viene denunciata da Brancaccio nella “tentazione, che si diffonde anche tra le file della cosiddetta sinistra radicale, di scimmiottare maldestramente le destre sovraniste e reazionarie nei loro più neri propositi”.

Io sono al tempo stesso politicamente inorridito e scientificamente affascinato dalla mostruosa trasformazione, degna del Dottor Jekyll di Stevenson, che alcuni ex compagni hanno subito in questi anni. Ex compagni che oggi prendono gli immigrati come capro espiatorio di ogni male economico e che prendono le distanze da fondamentali battaglie per i diritti: come quelle per l’uguaglianza di genere, per la libertà e l’emancipazione sessuale e contro ogni discriminazione, le battaglie per l’aborto, per la critica della superstizione, per una cultura laica e progressista nelle scuole.

Immagine da pxhere.

 


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