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Se davvero teniamo alla scienza della firma di Grillo non dovrebbe fregarcene niente

Se davvero teniamo alla scienza della firma di Grillo non dovrebbe fregarcene niente

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Su Valigia Blu, il biologo Antonio Scalari spiega le ragioni per cui considera privo di senso il fatto che i riflettori siano puntati sulla firma di Beppe Grillo al Patto per la Scienza promosso dal virologo Roberto Burioni.

Ora che la Scienza ha finalmente preso in Italia il Palazzo d’Inverno, grazie alla firma di Matteo Renzi e di Beppe Grillo all’”appello per la scienza di Roberto Burioni” (in realtà promosso anche da altre persone, tra cui il medico e scienziato Guido Silvestri che ha fatto da consulente al MoVimento 5 Stelle sulle politiche vaccinali), c’è un elemento che non comprendo ed è questo: il motivo per cui, tra tutte le firme possibili in calce a questo “manifesto” l’unica a venire “problematizzata” (commentata, criticata, attenzionata, ironizzata) debba essere quella di Beppe Grillo. Non pensiate che io cada dalle nuvole. Io commentavo sui social media (blastavo forse addirittura, ma questo verbo all’epoca non era ancora in uso) le sparate e le scemenze di Grillo sui vaccini e l’AIDS già nel 2010 o 2011, quando Il Fronte Unitario per la Liberazione dell’Italia dall’Oscurantismo Antiscientifico (unitario perché ci si iscrivono tutti, pure i clima-negazionisti – tra cui, ne parlerò più avanti, giornali come Il Foglio – o i clima-menefreghisti, ma non c’è problema, prego accomodatevi) ancora non era stato fondato e parecchi dei suoi iscritti e militanti se ne fregavano del rapporto tra scienza e società o dello stato della scienza in Italia. Per cui conosco benissimo il personaggio e ricordo a memoria le sue affermazioni passate.


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