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Stati, piattaforme, censura e free reach

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La pressione dei governi spinge le piattaforme verso più censura e meno privacy per gli utenti
Malgrado alcune società o organizzazioni pro-privacy sembrino avere, per ragioni di business o di principio, posizioni molto nette nella difesa del diritto alla libertà di espressione e alla riservatezza, la realtà è che in questo momento gran parte delle piattaforme digitali, specie quelle più grandi, sono messe alle strette dagli Stati. Anche con richieste che limitano fortemente questi diritti. Così crescono censure, dirette o collaterali, mentre è a rischio la privacy e sicurezza delle comunicazioni.

Non possiamo permettere ad autocrati di riplasmare internet dopo la Covid, ha scritto qualcuno. Ma anche le democrazie cosa stanno facendo? Per Patrick Breyer, parlamentare Ue, ci sono alcuni passaggi cruciali su cui intervenire, anche a livello di regolamentazione europea, per salvaguardare diritti fondamentali nell’era digitale. Per Jillian York, autrice di Silicon Values, qualsiasi regolamentazione delle piattaforme deve essere in linea con il quadro normativo internazionali sui diritti umani.

Ne ho scritto oggi qua su Valigia Blu

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