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Storie di ragazzi selvaggi

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

In un articolo pubblicato su Il Tascabile, la giornalista scientifica Francesca Buoninconti passa in rassegna alcuni tra i più importanti casi documentati di enfants sauvages (bambini selvaggi), la cui rappresentazione è stata spesso ammantata di un’aura un po’ troppo romantica e a dir poco incompatibile con la realtà storica – trattandosi di vicende che spesso, sostiene l’autrice, sono molto poco poetiche e piene di sofferenza.

Ernul, North Carolina. Sono le 14:30 del pomeriggio di martedì 22 gennaio 2019 quando alla polizia della contea di Craven giunge una telefonata: è una donna in forte apprensione che racconta di aver smarrito suo nipote, Casey Lynn Hathaway, di soli tre anni. Casey stava giocando in giardino con due cugini, ma non è rientrato in casa insieme agli altri e 45 minuti di ricerche nei boschi che circondano l’abitazione non hanno portato nessun risultato. Si è perso, e in più il meteo non è dei migliori: la temperatura di notte potrebbe scendere poco sotto lo zero e sono previste piogge abbondanti.

Centinaia di persone tra soccorritori e volontari si mobilitano per ritrovare il bambino, viene allertato anche l’FBI, ma dopo due giorni non c’è ancora nessuna traccia di Casey. Giovedì 24 gennaio le ricerche vengono sospese per qualche ora a causa di piogge e vento troppo intensi. Poi, finalmente, la sera Casey viene ritrovato tra i rovi a circa 400 metri dalla casa della nonna. Ha trascorso 55 ore da solo, al freddo, nel bosco ma sta bene. Agli agenti e ai familiari dice: “mi ha aiutato un amico-orso”. Per gli inquirenti rimarrà una fantasia del bambino, ma se fosse la verità, come i familiari credono, la vicenda di Casey non sarebbe un caso isolato.

Immagine da Wikimedia.

 


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