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Streghe, bisbetiche, puttane

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Le donne “ribelli” del teatro rinascimentale: bisbetiche di cui ridere se andava bene, pervertite peccatrici pericolose per l’ordine sociale se andava male. O c’era qualcosa di più dietro? Dei ruoli femminili nel teatro rinascimentale ci parla Giorgiomaria Cornelio su Il Tascabile.

Tra il Cinquecento e il Seicento, un cospicuo numero di opere teatrali condivideva l’idea del femminile come macchina della sovversione; una sovversione che – nella maggior parte degli esempi – doveva essere addomesticata e messa a tacere. Una comunità senza precisa appartenenza legava la strega, la bisbetica, la puttana – figure poi frettolosamente rivendicate nella modernità, senza tuttavia elaborarne fino a fondo il piano di rovesciamento dei valori.

Donne irragionevoli, vanesie, selvagge, inefficienti, mogli disobbedienti, bisbetiche, streghe, sgualdrine: questi erano i personaggi più comuni.

…quanto accomuna la sorte di questi personaggi femminili eversivi è proprio la presa di distanza dal corpo dalla cornice familistica, e dalle sue funzioni puramente biologiche e riproduttive: “si accusavano le donne di essere irragionevoli, vanesie, selvagge, inefficienti. Più di ogni altra cosa era biasimata la lingua femminile, considerata strumento di insubordinazione. […] Il bersaglio maggiore era la moglie disobbediente, che insieme alla “bisbetica”, alla “strega” e alla “sgualdrina” era uno dei soggetti favoriti dei commediografi, degli scrittori popolari e dei moralisti”.

Nelle opere del Cinquecento e Seicento le figure femminili erano essenzialmente di tre tipi: donne concepite come esseri inferiori, donne ideali e spirituali, donne disciplinate e soggette al patriarcato.

Eppure, contro ogni programma didattico, contro ogni semplificazione moralistica, qualcosa in queste opere teatrali si muove verso un’altra direzione. Se è pur vero che in molti vi hanno saputo trovare soltanto una funzione repressiva, certamente presente e mirata a scongiurare la sovversione, noi, a nostra volta, possiamo sovvertire questa prima lettura, scovarvi modelli di insubordinazione per farne un uso differente, non coincidente con il potere del testo (ma nemmeno con il suo totale stravolgimento).


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