Un interessante articolo di Mario Seminerio riassume una recente indagine di Bloomberg che mette in relazione fenomeni apparentemente eterogenei quali immigrazione, mercato immobiliare, produttività, inflazione e crescita del pil.
Carla Subirana Artús su Politico espone come negli ultimi anni sia emersa una divergenza tra i paesi del Sud Europa. È ancora l’Italia il vero punto debole dell’eurozona, con le sue banche a rischio di insolvenza per via della loro esposizione al debito pubblico.
di NedCuttle21(Ulm) • 13 Nov 2020 • 0 commenti •
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Quale sarebbe oggi il quadro delle disuguaglianze negli Stati Uniti e quale la valutazione degli effetti economico-sanitari della pandemia da Covid-19 se la crescita degli ultimi 45 anni fosse stata più equamente distribuita?
di NedCuttle21(Ulm) • 14 Ago 2020 • 0 commenti •
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Alla luce dei nuovi dati consultabili su National Equity Atlas, un articolo pubblicato su The Atlantic (link alternativo) traccia un quadro delle disuguaglianze razziali – in particolare nell’ambito dell’istruzione e in quello delle retribuzioni salariali – nelle grandi aree metropolitane statunitensi, spiegando come la crescita economica abbia solo inasprito tali disparità.
In un lungo articolo pubblicato da The Breakthrough Institute, Pierre Desrochers e Joanna Szurmak sostengono che le armi migliore contro i danni che l’attività umana provoca all’ambiente siano il libero mercato – in particolare i prezzi – la crescita, la cooperazione e l’innovazione.
Roberto Romano su Sbilanciamoci propone un’analisi dettagliata delle politiche di sostegno agli investimenti privati in Italia, con particolare attenzione a Industria 4.0.
In un reportage pubblicato su Rivista Studio, Lorenzo Monfregola spiega le ragioni alla base della crescita di Bündnis 90/Die Grünen (Alleanza 90/I Verdi), il partito ecologista tedesco che alle elezioni dell’ottobre scorso per il rinnovamento del Landtag della Baviera ha ottenuto il 17,5 % delle preferenze.
di Il Repubblicante • 14 Nov 2017 • 0 commenti •
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A cura di @Il Repubblicante.
L’automazione nell’industria ha ricadute sull’occupazione e sui salari? E’ possible isolare l’effetto dell’introduzione di robot nella catena produttiva rispetto ad altri shock esogeni come l’aumento delle importazioni dovuto alla globalizzazione.
Un analista italiano di Bloomberg scrive della ritrovata crescita economica italiana, evidenziando la resistenza ma anche i limiti del sistema produttivo italiano:
We have become so accustomed to bad economic news from Italy that few will have noticed how the euro zone’s third largest economy seems to be back on the march.
La qualità dell’occupazione in Italia è bassa. L’articolo fornisce anche un quadro di confronto europeo sulla composizione dell’occupazione italiana, di cui è mostrata la debolezza.
Un articolo di Keynesblog fa il punto su di un rapporto dell’Istat sulla crescita economica italiana, che vuole smentire il principale mantra degli ultimi governi: la competitività di prezzo (determinata, fra l’altro, dal costo del lavoro e dalle famigerate ‘riforme strutturali’) non sarebbe il volano su cui bisogna fare leva per una crescita vigorosa, dato che ad ogni minimo alito di ripresa le importazioni salgono e si deve quindi tirare la cinghia, ma bensì lo sarebbe maggiormente lo spostamento verso produzioni più redditizie e ad alto valore aggiunto, che però non sembra essere negli obiettivi del nostro governo.
In questo articolo pubblicato su La Voce gli autori tracciano un quadro sintetico dell’attuale economia africana, passata dalla forte crescita dei primi anni del secolo alla recente frenata, mettendo in luce come i problemi di fondo del continente restino sempre gli stessi: la questione demografica e la corruzione diffusa a livello dirigenziale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato uno studio che – pur sottolineando come “la crescita del libero commercio abbia consentito l’uscita dalla povertà milioni di persone e che la privatizzazione di imprese statali ha portato a migliori servizi ad un costo inferiore” – mette in discussione due punti della classica agenda neoliberista: la libera circolazione di capitali e lo stato leggero.
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