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Topolino, Stalin e la macchina del tempo

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Nelle storie Disney italiane, capita a volte di vedere Topolino e Pippo viaggiare con la macchina del tempo conservata nei sotterranei del Museo di Topolinia. Un articolo pubblicato su FumettieStorie (il blog dello sceneggiatore Giorgio Pezzin e di sua moglie Manuela Marinato) ricostruisce la genesi di quest’idea, elencando anche le tecniche narrative (e i relativi paradossi) a cui ha portato, con quattro livelli crescenti di complessità. La stessa storia editoriale di quest’idea fu abbastanza intricata, dato che, per disguidi tecnici, la storia in cui veniva introdotta la macchina (“Topolino e gli enigmi del tempo”) uscì dopo altre due storie in cui se ne parlava già.
Poche trame, però, furono intricate quanto quella di una storia che non venne mai realizzata e rimase a livello di sceneggiatura, “Topolino e la perestroika”.
Era il 1988, e Giorgio Pezzin pensò di ispirarsi agli ultimi sviluppi della politica internazionale: la trama prevedeva un “ramo deviato” del KGB che progettava un colpo di stato contro Gorbaciov (come poi venne tentato davvero tre anni dopo). Saputo della macchina del tempo, il cattivo di turno rapiva Gambadilegno per spedirlo all’epoca della Seconda Guerra Mondiale a recuperare dei documenti, mentre Topolino andava a fermarlo: dopo aver vinto, il topo veniva poi decorato da Gorbaciov stesso con la medaglia di Eroe dell’Unione Sovietica.
Non è difficile capire perché la storia, pur comprata dalla Disney, rimase in un cassetto: il soggetto includeva senza mezzi termini gulag e bombardamenti, guerre e dittature. Inoltre parlava di politica, anche se forse, nel 1988, Pezzin si aspettava che non fosse troppo controverso mettere sotto una buona luce un processo di democratizzazione interna di un paese straniero. Quattro anni dopo, quando Romano Scarpa parodiò il film “Ninotchka” in una storia che alludeva in maniera trasparente, e poco lusinghiera, al comunismo (anche se nel finale l’ “ugualismo” non veniva cancellato, ma solo democratizzato, come Gorbaciov aveva sperato di fare nell’URSS), la rivista fu travolta dalle polemiche. Secondo gli autori dell’articolo, inoltre, la sorte di “Topolino e la perestroika” fu segnata da un’altra storia “maledetta”, “Topolino in: ho sposato una strega”, quella che portò al celebre titolo di Cuore “Topolino tromba!”. La casa madre negli USA proibì la ripubblicazione della storia, ordinò di distruggere le tavole ed evidentemente in redazione passò la voglia di tentare di violare i tabù del mondo Disney. Trent’anni dopo, a noi è rimasta solo la curiosità di quale impressione ci avrebbe dato leggere vignette del genere.

Stalin: BASTA! Io grande statista e giudice non commietterò mai ERRORE GIUDIZIARIO condannando UNO invece dell’ALTRO!
Gambadilegno e Topolino: Ah, no?
Stalin: Io condannare TUTTI E TRIE a massima pena prevista per DISSIDENTI e REVISIONISTI!

Immagine “The Time Machine”, dal riadattamento cinematografico del romanzo di H.G. Wells (1960)


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