Il 29 maggio 2015 una giudice di Manhattan condannava Ross Ulbricht all’ergastolo, con una serie di capi di imputazione legati al traffico internazionale di droga e al riciclaggio (e con l’ombra di aver provato a commissionare degli omicidi mai avvenuti, in un filone parallelo e controverso della sua vicenda, mai del tutto chiarito).
In ogni caso era un ergastolo senza possibilità di sospensione o condizionale. Insomma, fine pena mai, come venne titolato allora. A quel tempo il giovane texano, ex studente di fisica, ex boyscout dalla faccia pulita, divenuto un improbabile “American kingpin” (come il titolo di un libro a lui poi dedicato), aveva 31 anni.
Era stato arrestato dopo una lunga e complessa indagine, che lo aveva colto in flagranza, ovvero col computer acceso, in una biblioteca di San Francisco. Online era noto come Dread Pirate Roberts, il fondatore di Silk Road, che allora era il più grande e popolare mercato online per la compravendita di sostanze illecite. 14mila inserzioni nel settembre 2013, feedback degli utenti, forum di discussione, meccanismi di risoluzione delle dispute e garanzia sulle transazioni (tutte fra utenti anonimi), e una sorta di servizio clienti. Il tutto ammantato da una spiccata e sbandierata ideologia libertariana, nutrita di letture e filosofie anarco-capitaliste, come l’agorismo: l’idea di realizzare mercati neri basati su liberi scambi volontari, senza interferenze statali.
Unendo crittografia, rete Tor e Bitcoin, ma anche l’idea della partecipazione degli utenti, dei forum, dei meccanismi reputazionali alla eBay, Silk Road fu un conglomerato di novità: criminali, tecnologiche, ideologiche, sociologiche. Mandò in fibrillazione sia le forze dell’ordine sia la nascente comunità delle criptovalute, ma era ovviamente una fibrillazione di segno opposto.
Martedì Trump ha concesso il perdono presidenziale a Ulbricht, che ora, dopo oltre dieci anni di carcere, è un uomo libero. Per chi non lo sapesse mi occupai in presa diretta di tutta la vicenda in quegli anni, con un libro intitolato Deep Web. La Rete oltre Google (del 2014, quindi ormai datato e anche di difficile reperibilità) e innumerevoli articoli.
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