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Xylella, la strage degli ulivi

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Due libri – Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale, di Daniele Rielli, e La morte dei giganti. Il batterio Xylella e la strage degli ulivi millenari, di Stefano Martella, si occupano del rapporto tra la popolazione salentina e la pianta di ulivo ripercorrendone la storia fino al disastro della Xylella. Li recensisce entrambi su Doppiozero Massimo Marino.

Anch’io ho un piccolo pezzo di storia personale da raccontare sulla morte degli ulivi. In una delle mie estati al mare, in Puglia, agosto 2014, vado a trovare due amici in Salento. Decido di passare da Alezio, paese a ovest di Gallipoli dove fanno un buon vino, ma sbaglio l’ora. Arrivo a ridosso delle due, in piena controra, quella in cui il sole più morde e tutti stanno rintanati in casa o a mollo al mare, i negozi sono chiusi, il paese è deserto. Decido di prendere la strada della campagna, in cerca di qualche ditta che venda vino. E all’improvviso mi fermo. Un campo di ulivi sembra una landa fantasma, i tronchi grandi e contorti sono disseccati; i rami, di innaturali colori tra il rossastro e il grigio, sono senza foglie, o con foglie accartocciate. Così ho incontrato la peste degli ulivi, la Xylella, l’epidemia causata da un batterio che ha sterminato in pochi anni ventuno milioni di piante nel tacco d’Italia, diffondendosi dalla provincia di Lecce fino a quelle di Brindisi e Taranto e ai confini con quella di Bari. Un intero paesaggio devastato.


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