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Il signore degli ominidi

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Su suggerimento di @Equo Canone.

Su Il Foglio Mattia Ferraresi fa un ritratto di Ian Tattersall, «evoluzionista a metà», come nello stesso articolo si può capire, a partire dall’affermazione «L’evoluzione è un fatto sporadico, intervallato da lunghissimi periodi in cui non succede nulla in termini evolutivi, e trovo che la comparsa del linguaggio sia la vicenda più incredibile per la storia umana». Tattersall qui commenta anche il ritrovamento dell’Homo Naledi.

La questione su cui lo scienziato ha speso più tempo ed energie, il punktum della sua indagine, è l’unicità umana. Che cosa rende l’uomo tale? Cosa lo distingue dagli altri animali? Ma, più precisamente, qual è il tratto assolutamente originale comparso all’interno di quella vastissima gamma di esseri che rivendicano la qualità di homo? Il linguaggio e la capacità di pensare in termini simbolici: questa è l’ipotesi. “Non siamo esseri ‘perfettivi’ – spiega Tattersall – quello che siamo non è l’esito del perfezionamento progressivo di un essere venuto prima di noi. C’è chiaramente un salto qualitativo, una differenza sostanziale che non è riducibile a nessun’altra abilità. Fra 100 mila e 200 mila anni fa è successa una cosa senza precedenti, l’uomo ha iniziato a parlare.

 

Immagine CC BY-ND 2.0 di GovernmentZA da flickr


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