A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo a firma di Graziano Graziani pubblicato su Il Tascabile parla degli spazi sociali romani, che sarebbero sempre più bistrattati, e di una politica culturale che sarebbe stata “colonizzata dal paradigma di mercato”.
[…] Le città cambiano, anche la città eterna. Che luoghi chiudano e altri nascano fa parte del normale avvicendamento della vita e delle generazioni, ma quello che sta mutando oggi radicalmente a Roma è il rapporto che viviamo con lo spazio della città. Sempre più privato, anche quando è amministrato dal pubblico. Sempre più funzionale a qualcosa. Sempre meno inclusivo. L’esperienza del Teatro Valle, occupato proprio a giugno di sette anni fa, pur con tutte le sue criticità, ha significato avere per tre anni un luogo in pieno centro dove si poteva anche solo sostare a parlare. Dove si poteva curiosare di prove teatrali in corso o partecipare a un’assemblea. Anni prima un altro spazio a getto continuo era stato il Rialto, ma anche chi non condivideva o partecipava al mondo uscito fuori dalle occupazioni poteva seguire la programmazione dell’Orologio o andare a una presentazione della libreria Croce. Oggi, in quella stessa area, si può sostare di fronte a un negozio di scarpe o al massimo sedersi a bere qualcosa in un locale alla moda.
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