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A scuola di scrittura in carcere

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Grazie a un’iniziativa del Salone del libro finalizzata alla promozione della lettura e della scrittura e intitolata “Adotta uno scrittore”,  il giornalista Christian Raimo ha potuto incontrare alcuni detenuti della sezione di alta sicurezza della casa di reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo. Ne parla lo stesso Raimo su Internazionale.

“Ci vuole tempo e lavoro affinché un uomo forgiato dal male e dalla sofferenza possa giungere a una nuova identità, pur continuando a essere se stesso”, scrive in un testo intitolato Catarsi Francesco S., un uomo di sessant’anni che ho conosciuto un mese fa nel carcere di Saluzzo, e che uscirà nel gennaio 2019, dopo trent’anni di reclusione.
Quest’anno gli incontri per me più significativi dal punto di vista culturale, spirituale e intellettuale li ho avuti nella sezione di alta sicurezza del carcere piemontese. Sono andato tre volte nella casa di reclusione Rodolfo Morandi per un progetto del Salone del libro in collaborazione con l’ufficio scolastico del Piemonte intitolato “Adotta uno scrittore”: tre appuntamenti, di tre ore ciascuno, in cui erano coinvolti una trentina di detenuti che frequentano la scuola interna e una trentina di studenti delle ultime classi del liceo Soleri-Bertone, che si trova nel centro di Saluzzo (poiché organizzare un pullman costerebbe troppo, gli insegnanti e gli alunni maggiorenni si organizzano con dei passaggi in macchina).

 

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