A cura di @Carlj91.
Secondo Luigi Olivieri (dirigente della provincia di Verona collaboratore del quotidiano economico “Italia Oggi”, una firma del blog phastidio.net e di lavoce.info nonché Autore di numerose pubblicazioni di diritto amministrativo) “Il caso Marra” non è altro che la conseguenza delle riforme amministrative varate dagli anni ’90 in poi.
Come esprime in un suo lungo post del suo blog personale
la Riforma Bassanini ha dato libero sfogo, perfezionata da successive norme di qualche tempo dopo, all’eliminazione dei controlli preventivi, all’ampliamento a dismisura dello spoil system, la riduzione drastica del ruolo e delle funzioni dei segretari comunali.
Elementi che hanno “nei fatti” soppresso la giusta separazione tra politica e gestione indicata espressamente nel Testo Unico degli Enti Locali e Testo Unico del Pubblico Impiego.
Il modello di dirigenza che è ormai entrato definitivamente negli schemi degli amministratori politici è esattamente quello del parafulmine: qualcuno che si assuma sostanzialmente solo il compito di firmare qualsiasi cosa, o per totale condivisione ed appartenenza politica, o, comunque, per sottomissione a pressioni, facendo da scudo alle responsabilità dei politici, prescindendo da qualsiasi valutazione di legittimità e legalità.
Percorso,secondo lui, fatto proprio anche dalla Riforma Madia, bocciata dalla Corte Costituzionale. In maniera specifica:
Il rapporto dirigenza-politica viene impostato su un chiarissimo scambio: la politica attribuisce gli incarichi dirigenziali a persone “di fiducia”[il famoso spoil system ndr.], una fiducia evidentemente consistente non tanto nella capacità tecnica, bensì nella propensione a firmare qualsiasi cosa e fare da scudo; gli incarichi dirigenziali assegnati, oltre ad essere retribuiti come la contrattazione collettiva prevede, sono arricchiti da altri benefit: una commistione di potere gestionale e politico, derivante dal diverso ruolo che il dirigente “braccio destro, che firma senza paura dell’avviso di garanzia” assume nell’ambito della compagine politica protetta e coperta, che ingenera una forza d’urto del dirigente politicizzato molto forte nell’organizzazione, tale da rompere la barriera che dovrebbe separare la politica dalla gestione.
La prassi nella “scelta” del dirigente, anche di ruolo (tramite concorso come Marra), è quindi totalmente legata al “rapporto fiduciario” e non a motivazioni “meritocratiche”.
Il Marra non era affatto “uno dei 23.000 dipendenti” del comune di Roma, come ha imprudentemente affermato Virginia Raggi nella conferenza stampa seguita all’arresto del dirigente. Il Marra è evidentemente stato chiamato ripetutamente dai politici in virtù di chiari ed evidenti legami politici, più che per il “merito”, mediante il meccanismo della “fiducia”, che con la valutazione, la professionalità ed il merito va in conflitto totale ed assoluto.
La soluzione secondo Olivieri è quella di estirpare definitivamente lo spoil system, basare il delicato compito dell’assegnazione degli incarichi dirigenziali a poche ma chiarissime regole (in parte indicate dal parere del Consiglio di Stato in merito alla riforma Madia), nonché reintrodurre i controlli preventivi eliminati dopo lo scandalo di Tangentopoli.
Immagine via Wikimedia Commons.
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