Hektoen International ha appena pubblicato un articolo sulla storia della scoperta dei sulfamidici, e OXSCIBlog qualche anno fa aveva ricordato la storia della scoperta della penicillina.
Nei primi anni del 1900 i chimici della Farbenindustrie in Germania avevano sintetizzato molecole destinate ad essere usate come coloranti, e le avevano chiamate sulfonamidi. Solo qualche anno dopo si erano accorti che alcune di queste possedevano attività antibatteriche, ma non avevano pensato di poterle usare come farmaci. Dal 1930 queste attività furono studiate specificatamente per l’uso terapeutico, e nel 1932 fu pronto un prodotto da sperimentare, il Prontosil. Entro pochi anni il farmaco -dimostrato efficace contro alcuni dei microbi prevalenti nell’epoca- divenne di largo uso.
In quegli stessi anni Alexander Fleming stava studiando in vitro nel Regno Unito gli effetti antibatterici di una muffa del genere Penicillium, che nel 1928 aveva attirato la sua attenzione in quanto, al rientro da una vacanza, aveva trovato una capsula con una cultura di stafilococco invasa dalla muffa e era rimasto incuriosito dal fatto che attorno alla muffa non c’erano colonie del batterio.
Le sue ricerche erano state riprese da Ernst Chain, chimico, che aveva purificato la sostanza prodotta dalla muffa (chiamata penicillina) e ne aveva prodotta abbastanza da essere usata da Howard Florey per dimostrarne l’efficacia contro le infezioni dei topi. All’inizio del 1941 avevano ottenuto abbastanza penicillina da essere usata su una persona per trattare una ferita gravemente infetta. La prima iniezione (200 Unità) fece effetto immediatamente, ma in pochi giorni l’infezione si ripresentò e fece morire il paziente. Ad ogni modo, l’apparente straordinaria efficacia del nuovo farmaco fu usata per convincere governo e industriali americani a produrlo in quantità sufficienti per essere usato per trattare le ferite della guerra che in quegli anni era intanto scoppiata.
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