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Il bello del silenzio

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In un articolo pubblicato nell’agosto del 2014 su Nautilus e proposto – tradotto da Bruna Tortorella – su Internazionale, Daniel A. Gross, dopo un breve commento su una curiosa campagna pubblicitaria volta a rilanciare l’immagine della Finlandia, espone i risultati di alcuni studi sugli effetti prodotti nel cervello dagli stimoli acustici e, soprattutto, dal silenzio.

In una gelida notte di marzo del 2010 cento esperti di marketing finlandesi si sono riuniti nel ristorante Sea Horse di Helsinki con l’obiettivo di trasformare un paes­e di medie dimensioni e piuttosto isolato in un’attrazione turistica mondiale. Il problema era che la Finlandia era considerata un posto tranquillo e da due anni la commissione incaricata di rilanciare l’immagine del paese stava cercando qualcosa che facesse colpo. Sorseggiando i loro drink gli esperti hanno passato in rassegna i punti di forza: insegnanti eccellenti, una grande abbondanza di funghi e frutti di bosco, una capitale piccola ma culturalmente vivace. Niente di particolarmente irresistibile. Qualcuno ha suggerito scherzosamente che la nudità poteva essere una qualità nazionale, un modo per sottolineare l’onestà dei finlandesi. Un altro ancora ha fatto notare che la tranquillità non era poi così negativa. E il commento ha fatto riflettere.

Qualche mese dopo la commissione ha pubblicato un rapporto sul marchio paese che elencava tutte le caratteristiche nazionali che si potevano sfruttare per fini commerciali, come l’ottimo sistema scolastico e la scuola di design funzionale. Uno dei punti principali era completamente nuovo: il silenzio. Gli esperti facevano notare che spesso la società moderna è insopportabilmente rumorosa e indaffarata. Il rapporto diceva che “il silenzio è una risorsa”, e che poteva essere commercializzato come l’acqua pura e i funghi. “In futuro la gente sarà disposta a pagare per vivere l’esperienza del silenzio”.

Immagine da pxfuel.

 

 

 


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