Gianfranco Marrone è professore ordinario di Semiotica della cultura e Linguaggi dell’enogastronomia nell’Università di Palermo dove dirige il Dottorato di ricerca in Semiotica; in un articolo su doppiozero.com analizza il rapporto tra memoria, tradizione e futuro.
L’analisi di Marrone passa la descrizione di fenomeni antropologici e filosofici partendo dai dilemmi etici e culturali degli abitanti delle Isole Figi, costretti ad abbandonare le tombe degli antenati per l’innalzamento delle acque e affrontando la questione della continuità tra generazioni. L’autore cita l’antropologo Tim Ingold che, nel suo libro Il futuro alle spalle, sostiene che il futuro non debba essere visto come un cammino in avanti, ma come un processo che ci lega al passato e alle esperienze vissute da chi ci ha preceduto.
Ingold critica l’idea di progresso solo come miglioramento continuo e ci propone una visione in cui la memoria e le tracce lasciate dai morti sono una guida per il presente. Con questo approccio l’articolo ribalta l’idea comune che il futuro sia qualcosa da perseguire a ogni costo, suggerendo invece che il nostro sguardo dovrebbe essere rivolto a ciò che ci ha preceduto.
Il testo propone un’alternativa alla visione moderna e consumistica del tempo concentrata su innovazione e obsolescenza. Concludendo, l’autore invita a un ritorno alla qualità, contrapposta alla logica del consumo rapido e del successo immediato, proponendo un’intelligenza “artigianale” come antidoto alla superficialità della contemporaneità.
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