un sito di notizie, fatto dai commentatori

Il maoismo vive e lotta in India

0 commenti

The Daily Star dedica un articolo a delle riflessioni sul fenomeno del maoismo militante indiano, che ha segnato la vita politica del paese per decenni.
Sebbene oggi sia un movimento al tramonto, le condizioni che ne hanno favorito la crescita non sono sparite e rischiano di esacerbarsi nel futuro.

Negli anni ’60 in India i conflitti di classe ed etnici erano molto forti, in particolare negli stati come il Bengala Ovest che era abitato da molte minoranze storicamente emarginate. Lo scontento per le politiche considerate troppo moderate del partito comunista indiano e la rabbia per l’ingiustizia sociale incarnata dal sostegno del governo del Congresso Nazionale Indiano alle classi privilegiate portò a una secessione della fazione maoista della sinistra indiana e allo scoppio della lotta armata, che si tramutò in una lunga guerriglia tra ribelli e forze governative nel cosiddetto ”corridoio rosso”.

Questi militanti oggi si chiamano Naxaliti, dal nome del villaggio in cui partì la scintilla della lotta di classe, Naxalbari.

Negli anni ’70 e ’80, dopo aver perso i suoi principali organizzatori nel Bengala Occidentale, la politica maoista indiana si è gradualmente diffusa in Andhra Pradesh. Ora, il suo centro principale è l’area del Dandakaranya, situata tra molti stati e conosciuta come il “corridoio rosso”, che include Chhattisgarh, Odisha, Andhra e Maharashtra. Il maoismo influenza anche Jharkhand e Bihar, ed è particolarmente diffuso nelle aree forestali e dominate da tribù di queste regioni povere dell’India orientale.

La privazione economica è la principale ragione della presa del maoismo in queste regioni.

Nonostante il governo sostenga che la povertà sia diminuita ci sono aree ancora molto arretrate:

Il governo sostiene che la povertà sia diminuita notevolmente nell’ultimo decennio, ma le aree tribali della regione orientale sono in ritardo rispetto alla media nazionale. Forse è per questo che il cambiamento radicale promesso dal maoismo è ancora attraente in questi luoghi. La discriminazione storica basata sulle caste ha inoltre reso necessario un cambiamento alla base della società.

Il terrore della piovra rossa però non si ferma nelle foreste di quella che i Naxaliti chiamano ”zona rivoluzionaria compatta”. Sin da subito il movimento suscitò molte simpatie tra le classi istruite della popolazione urbana, suscitando sospetti da parte di conservatori e nazionalisti allineati al BJP e a RSS.

Fuori dal Dandakaranya e dalle aree vicine, le due parole “Naxal urbano” sono ampiamente diffuse nei giornali allineati con RSS-BJP. Il termine si riferisce ai maoisti urbani, il cui campo d’azione è nell’arte, nella letteratura e nella cultura,  che credono ideologicamente che l’attuale sistema oppressivo del Sud Asia non possa essere cambiato tramite semplici riforme.

Questi Naxal urbani lavorano per promuovere le loro idee attraverso vari mezzi culturali e letterari, sostenendo che un cambiamento radicale sia necessario per affrontare le disuguaglianze e le ingiustizie socio-economiche della regione.

Se da una parte gli sforzi militari, economici e sociali, inseriti in modo congruente nei valori nazionalisti indù del BJP, hanno avuto un discreto successo nella soppressione della violenza e nella pacificazione del corridoio, rimangono dubbi sull’efficacia a lungo termine di queste misure, vista la mancanza di interesse del governo indiano ad attenuare le disuguaglianze.

Oltre ai raid di sicurezza coordinati dalle varie forze statali, numerosi progetti economici e culturali vengono avviati nel Dandakaranya. La famiglia RSS ha posto grande enfasi sulla costruzione di templi nella regione. Attraverso l’iniziativa di conversione religiosa “Ghar Wapsi (Ritorno a Casa),” le tribù attratte dalla campagna vengono utilizzate anche per raccogliere informazioni sui maoisti.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.