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La riforma dello ius sanguinis vista dall’estero

La riforma dello ius sanguinis vista dall’estero

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Su tvsvizzera.it, Marija Alberti-Miladinovic parla della riforma dello ius sanguinis e di come è stata vista all’estero. Il tema della cittadinanza, riconosciuta o negata, continua anche dopo l’approvazione di questa norma, con diverse prospettive sul tema.

La modifica di legge prevede che le discendenti e i discendenti nati all’estero possano ora accedere automaticamente alla cittadinanza italiana soltanto se hanno almeno un genitore, un nonno o una nonna nati in Italia.

Se questo non fosse il caso, se quindi una persona italiana nata all’estero ha un bambino o una bambina, non potrà tramandare alla prole la cittadinanza italiana salvo in alcuni casi. Una possibilità è data dalla condizione che il genitore abbia vissuto almeno due anni in Italia in maniera continuativa.

La cittadinanza per i discendenti di sangue è stata difesa a spada tratta da Toni Ricciardi (professore associato di «Storia delle migrazioni e delle catastrofi» e deputato del Partito Democratico). Nel suo intervento alla Camera:

Ma se dovessi definire questo giorno, per come entrerà nei libri di storia, questo è il giorno della vergogna. C’è una parola che abbiamo sentito in tutte queste settimane e si chiama: italianità. Che cos’è l’italianità? Noi potremmo discutere per ore e probabilmente non troveremo una sintesi. Probabilmente, quando discuteremo di italianità, finiremo a parlare di cibo, di come vestiamo bene, di quanto è bella la nostra architettura e del genio italico. Che cos’è? Dove la troviamo? L’italianità, quella rievocata anche dagli interventi che mi hanno preceduto, sa dove la troviamo? Nelle comunità all’estero. Sa dove troviamo l’idioma territoriale della Padania? In Argentina e in Brasile con il talian. E sa dove mangiamo i piatti tipici di una volta del territorio? Nelle comunità all’estero, in quelle che prima venivano etichettate come macaronì – e dopo Marcinelle furono privilegiate e viste con occhi diverse – e in quelle dove venivamo chiamati spaghettifresser, mangiatori di spaghetti. Perché noi immaginiamo che nel mondo oggi si apprezzi la pasta, perché noi siamo bravi a fare la pasta. No, perché ci sono milioni e milioni di italiani, da fine Ottocento a Mulberry Street e in giro per tutto il mondo, che richiedevano i prodotti italiani, che li hanno diffusi e li hanno fatti conoscere.

La votazione si è spaccata su linee di maggioranza/opposizione: FdI/FI/Lega favorevoli alla legge; tutte le opposizioni contrarie (sia AVS/PD, che M5S, che il centro Azione/Italia Viva).

Su Corriere dell’italianità, altre critiche alla maggioranza:

«La legge trasforma il futuro dei circa sette milioni di italiani all’estero», commenta Maria Chiara Prodi. E di quelli che lasceranno il Paese in cerca di una vita migliore. Infliggendo a questi ultimi un ulteriore dilemma, oltre la fatidica scelta di partire o restare: acquistare o no la doppia cittadinanza?


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