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Le primarie in Iowa: un riassunto

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A cura di @loveforty

La carovana delle primarie USA si è spostata sulla costa atlantica, nel New Hampshire, a milletrecentotrentacinque miglia di distanza dai caucus dell’Iowa di lunedì scorso (qui i risultati della votazione in Iowa). Nel mezzo sono successe un po’ di cose che potrebbero cambiare le carte in tavola nelle prossime votazioni. Ecco un riassunto per fissare alcuni punti.

Partito Democratico
Il Des Moines Register, il giornale più popolare in Iowa (e che nella settimana precedente al voto aveva reso noto il proprio sostegno a Marco Rubio e Hillary Clinton) ha pubblicato venerdì un duro editoriale contro il sistema di voto del partito democratico. Secondo il quotidiano, ciò che è accaduto lunedì sera è stata una vera débâcle della democrazia, con un sistema di voto “lento, incasinato e oscuro”. Nonostante lo scarto tra i due candidati fosse sotto l’1%, il partito si è ben guardato dal riconteggiare i voti, e si è limitato a rendere noto solo il numero di delegati conquistati da Sanders e Clinton.
I due contendenti, intanto, hanno dato vita al primo testa a testa televisivo, svoltosi giovedì sera a Durham, New Hampshire, e trasmesso dalla MSNBC (era anche il primo dibattito senza Martin O’ Malley, il terzo candidato, ritiratosi dalla corsa).
Dopo mesi di competizione tutto sommato tranquilla, Sanders e Clinton giovedì sera hanno decisamente alzato la temperatura dello scontro, discutendo animatamente su tutto ciò che li divide, senza risparmiarsi stoccate e colpi duri (anche su il Post), tra cui la questione su chi sia più progressista dei due. In breve, comunque, Sanders accusa Clinton di essere appoggiata economicamente nella sua corsa alla Casa Bianca dalle donazioni provenienti dall’ambiente bancario e finanziario di Wall Street (accusa che l’ex first lady ha rimandato al mittente, definendola una astuta calunnia, letteralmente artful smear), mentre Hillary ritiene poco realizzabili le idee e le proposte di Bernie (“Io non faccio nessuna promessa che non posso mantenere”, ha detto).

Partito Repubblicano
Se i Democratici hanno alzato il volume, i Repubblicani non sono rimasti a guardare. Ted Cruz, dopo l’inaspettato successo in Iowa, deve guardarsi dagli attacchi ricevuti da più parti in questi giorni. A cominciare da Donald Trump, ad esempio, che incassato il colpo è tornato all’arrembaggio: il magnate di New York accusa infatti il rivale di aver “rubato” i caucus di apertura delle primarie, inviando migliaia di lettere a cittadini dell’Iowa esortandoli, se non intimandoli, a presentarsi ai seggi. Sulle buste che gli abitanti dello stato del Midwest si sono visti recapitare, c’era infatti la scritta “VOTING VIOLATION”, a cui seguiva una velata minaccia con cui si faceva riferimento ai dati personali di presenza alle precedenti votazioni, sia di chi riceveva la lettera, sia del proprio vicinato (Non una tecnica inedita, anche l’entourage di Obama attuò una tattica simile nelle elezioni di metà mandato del 2012).
Dall’altra parte, anche Ben Carson ha avuto modo di attaccare Cruz. Secondo il neurochirurgo, l’entourage del senatore del Texas ha diffuso la voce nei seggi secondo cui Carson si era ritirato dalla corsa dopo i caucus. In realtà, Ben Carson aveva affermato che dopo il voto sarebbe volato a casa, in Florida, per “prendere un cambio di vestiti puliti”.
Lo staff di Ted Cruz ha spiegato di aver solo riportato la notizia per come era stata diffusa dalla CNN (ma la spiegazione non è sembrata molto convincente, ci sono anche registrazioni audio che testimoniano come la dichiarazione sia stata distorta), e Cruz stesso ha pubblicamente chiesto scusa al suo rivale.
Chi sorride maggiormente, tra i repubblicani, è senz’altro Marco Rubio (@Coco B. Ware e @lemkin sintetizzano molto bene la situazione attuale del senatore della Florida).
Secondo fivethirtyeight.com, e secondo il loro endorsometro (il neologismo è d’obbligo), il figlio di immigrati cubani è in corsa anche nella corsa a chi riceve più endorsement dai “representatives” (membri della Camera), dai senatori, e dai governatori di stato. Dopo il risultato in Iowa, gli endorsement per Rubio sono in netta crescita, e questo dato non è da sottovalutare.
Nelle seconde file, si registrano i ritiri di Huckabee e Santorum (vincitori in Iowa rispettivamente nel 2008 e nel 2012), e di Rand Paul.

E Jeb Bush?
Beh, Jeb Bush sta bene.

Questo riassunto fa parte dello speciale di hookii per le primarie USA.


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