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Perché in Italia solo un’azienda su dieci indica il salario negli annunci?

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Negli Stati Uniti, come anche nel resto d’Europa, è normale indicare la retribuzione (o una forchetta di retribuzione) nelle offerte di impiego. Come mai in Italia no? Ne parla Raffaele Ricciardi su Repubblica.

Pawel Adrjan, economista di Indeed, spiega che l’indicazione della retribuzione o del gruppo retributivo negli annunci in base agli studi economici ne fa guardagnare in termini di efficienza ed equità il mercato del lavoro:

Se non sai di preciso quanto andrai a guadagnare, ti candiderai per una serie di lavori col rischio di esser deluso dalla paga rispetto alle tue aspettative. Oppure scoprirai di non esser abbastanza qualificato per una posizione che offre più di quelle che sono le tue reali ambizioni.

L’indicazione della paga è cosa normale negli Stati Uniti, mentre solo il 10% degli annunci di lavoro italiani ha una indicazione salariale, «[l]ivello in linea con la Germania (10%) e la Spagna (13%), mentre Francia, Irlanda e Olanda salgono a uno su tre. Nel Regno Unito si sale a uno su due».

Cosa caratterizza l’Italia rispetto ad altri paesi? Come mai via è diffusione minore della retribuzione sia per i candidati che all’interno dell’azienda?

Un fattore tecnico: noi abbiamo i contratti nazionali che già danno una griglia di riferimento. Un fattore culturale: non ci scambiamo tra amici e colleghi i dettagli retributivi del proprio cedolino. Un fattore  tattico per le aziende: In un Paese dall’alta disoccupazione come il nostro, le aziende utilizzano questo vantaggio come strategemma ai fini della negoziazione con il potenziale candidato.

 


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