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Perché Obama apprezzerebbe la Russia in Siria

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Su suggerimento di @Arch Stanton.

Abbiamo già parlato nei giorni scorsi della politica estera di Obama e delle critiche del Wall Street Journal; oggi vi segnaliamo un pezzo di Limes che si occupa di analizzare le intenzioni e le valutazioni degli statunitensi in merito all’intervento russo in Siria: secondo Dario Fabbri a Washington non sono troppo preoccupati.

Al di là della propaganda, Washington ritiene funzionale ai propri interessi il coinvolgimento di Mosca, che nel migliore dei casi immagina risucchiata dalle sabbie mobili, oppure a lungo impegnata a puntellare il fronte alauita. Per Obama i danni collaterali riguarderanno unicamente le nazioni indigene. Mentre la superpotenza, che in Medio Oriente persegue il disimpegno, deve preoccuparsi solo di evitare incidenti con l’aviazione russa e presentare come oltraggiosa la manovra di Putin.
Da anni l’attuale Casa Bianca considera il Medio Oriente di importanza secondaria. Gli Stati Uniti cercano semplicemente di evitare che tra le potenze locali emerga un egemone e di far sì che la loro fuoriuscita dalla regione produca vuoti in cui attrarre antagonisti e partner.

Immagine da flickr.

 


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