Dopo essersi coltivata i rapporti con Washington e aver investito in blue chips, l’Arabia Saudita, sotto la guida del principe Mohammed bin Salman, è passata a investire nell’hi-tech, saltando da Wall Street alla Silicon Valley, proprio quella Silicon Valley che spesso dice di voler migliorare il mondo con le sue tecnologie.
Microchip inseriti per spiare l’industria e il governo americano?
Un attacco al cuore della filiera produttiva dell’industria dei computer. Condotto segretamente dalla Cina.
Il 25 settembre Facebook ha scoperto una falla di sicurezza che riguarda 50 milioni di utenti. Questa falla ha permesso a degli hacker di impossessarsi dei token di accesso degli utenti, cioè delle chiavi digitali che mantengono il login di un utente su un servizio senza che debba reinserire le password.
Mentre ci avviciniamo alle elezioni americane di medio termine, aumenta (e aumenterà) l’attenzione sul rischio interferenze/hacking/propaganda russa o comunque straniera. Mettiamolo in conto.
Ricordate Wannacry, il ransomware che nel maggio 2017 bloccò aziende e uffici in molti Paesi, inclusa una parte del servizio sanitario nazionale in Gran Bretagna?
Questa settimana il tema forte è stato il tracciamento degli utenti online e l’incetta dei loro dati per profilarli. Tema che si era imposto con lo scandalo Cambridge Analytica (per le implicazioni politiche dirette), ma ora – finalmente – comincia pian piano a emergere la questione della profilazione commerciale.
Tanta carne al fuoco su questo fronte questa settimana, e anche tanto fumo. Cerchiamo di diradare le nebbie. Già nei giorni scorsi si era parlato di nuovi tentativi di disinformazione attraverso account finti sui social media da parte di Stati.
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