Questo articolo di Caterina Orsenigo su Il Tascabile esplora la connessione tra la crisi climatica e la necessità di un rinnovamento della sinistra politica. Partendo dall’allarme lanciato da James Hansen e dalla constatazione di un 2024 segnato da eventi climatici estremi e da una politica spesso ostile all’ambiente, l’autrice introduce l’ecosocialismo come una corrente di pensiero che unisce le fondamenta del marxismo a una radicale consapevolezza ecologica
Orsenigo analizza come la sinistra abbia progressivamente abbandonato la centralità dell’economia e la critica al capitalismo, allontanandosi dalle classi sociali più vulnerabili e faticando a distinguersi dalla destra, mentre l’ambientalismo ha spesso ignorato le dinamiche di classe e il legame con il sistema economico.
Non potendo più parlare di welfare e di lavoro [la sinistra], si è concentrata appunto sui diritti civili, spogliandoli però di ogni traccia di conflitto. Ha cancellato la parola “classe” dal proprio vocabolario e ha smesso di contestare il capitalismo, con il produttivismo, l’estrattivismo e il colonialismo che esso si porta appresso, ed è diventato quasi impossibile distinguerla dalla destra.
L’articolo si addentra quindi nelle proposte concrete dell’ecosocialismo, attraverso le riflessioni di autori come Lowy, Magnette e Saito, per immaginare un’alternativa sistemica basata sulla pianificazione democratica, la proprietà pubblica dei mezzi di produzione e un nuovo sistema fiscale redistributivo, nella convinzione che solo una sinistra che torni a occuparsi di economia e a contestare il capitalismo possa realmente affrontare la crisi climatica e riconquistare il consenso.
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