un sito di notizie, fatto dai commentatori

Giocare

0 commenti

“Tranquillo, nel caso ti resuscitiamo”.

È una frase che non succede spesso di sentirsi dire ma, quando mi capita – vi stupirà – non ne sono felice. Mi piace il rischio. Se devo morire, muoio.

Ci tengo a precisare che sto parlando di giochi di ruolo, non della vita vera, nella quale ho un approccio meno disinvolto con la morte. I giochi di ruolo (gdr d’ora in poi) permettono invece di osservare la fine delle cose da una distanza di sicurezza, pur mantenendo un punto di vista personale. A seconda del gioco ci sono modalità più o meno semplici di cura, ad esempio, che vanno dalle banali pozioni agli incantesimi più complessi. Alcuni giochi, come Blades in the dark, consigliano di non affezionarsi troppo ai propri personaggi (pg) e di “usarli” uno dopo l’altro, senza troppe cautele.

Nei gdr, in generale, la morte è il vero motore dell’azione. Bisogna evitare il massacro: la fine di sé, del proprio gruppo di gioco (il TPK, Total Party Kill) e del mondo stesso, minacciato da qualche cultista o demone o dragone, a seconda del grande nemico scelto (BBEG, Big Bad Evil Guy). La posta in gioco è alta e non fa che aumentare di livello in livello: se il mostro finale non è una minaccia capace di distruggere il mondo tanto vale giocare a dama, no?

Continua a leggere su Medusa, la newsletter


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.