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Implicazioni politiche ed economiche della difesa degli Stati baltici e scandinavi [EN]

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A cura di @Herman Khan.

Una serie di articoli, di diversa origine, circa metà presi da The National Interest, sulla tensione militare nel Baltico e sulle implicazioni economiche, in termini di bilancio militare, oltre che sugli effetti politici negli US.

Un recente report della RAND corporation evidenzia come Estonia e Lettonia non possano essere difese con successo dalla NATO, e come Mosca potrebbe occupare i due Stati in 60 ore. Questo porterebbe quasi certamente ad un’escalation nucleare con armi tattiche.
La paura di un conflitto con Mosca sta spingendo molti Paesi dell’Est e del Nord Europa a riarmare o a rafforzare la loro collaborazione con la NATO, Polonia in primis, ma anche Svezia e Findandia. È recente la rivelazione che la Russia nel 2013 abbia simulato l’invasione della Svezia, (cf l’articolo del Telegraph e quello simile dello svedese The Local). Se la Svezia sembra orientarsi verso l’adesione alla NATO, la Finlandia è preoccupata anche dalle conseguenze economiche, ma sta rafforzando la sua cooperazione strategica con la NATO, come ricordato in questo articolo della CNN. Ricordiamo che la dottrina Dugin prevede lo smembramento della Finlandia.

Di fatto, la debolezza dell’Europa di fronte alla minaccia militare russa ha al momento una sola risposta convenzionale possibile: il rafforzamento del contingente americano in Europa: ciò comporta costi economici enormi per gli Stati Uniti, costi che portano a perplessità negli elettori, soprattutto nella parte isolazionista del GOP. Così, Trump mette in guardia l’Europa ammonendola di non fare abbastanza (va comunque notato che la sua intervista letta attentamente appare aperta al dialogo, ma assai poco accondiscendente con Mosca), e si possono addirittura trovare posizioni apertamente filo-putiniste.

L’Europa, dopo venti anni di tagli consistenti al budget militare, sta invertendo la tendenza.

D’altro canto, la Russia non mostra segno di ridurre le spese militari, rafforzando la sua attività sommergibilistica nel Nord Atlantico, ammodernando il suo arsenale, (quello navale ad esempio) e persino pensando a costosissimi piani di guerre stellari. Tutto questo nel mezzo di una pesante crisi economica strutturale.
Esponenti del Governo Russo parlano apertamente della necessità di tagli al budget militare e ci sono voci che il Governo russo pensi a tagli del 5% al budget militare, ma queste voci non sono comunque al momento confermate ed attualmente la spesa militare nominale è prevista in aumento (del 26% rispetto al 2014). In ogni caso si tratterebbe di un taglio largamente inferiore rispetto al taglio del budget federale complessivo deciso dal Governo.

Quali possano essere gli effetti della crisi sull’espansionismo militare russo resta incerto, ma per il momento tutti, sia in Russia sia in Europa sia negli US ne pagheranno il prezzo in termini economici.

 

Immagine tratta da Wikimedia Commons.


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