È un periodo in cui stiamo rimettendo fuori la testa, in tutta Europa. Fra due giorni in Francia potranno riaprire le scuole elementari, la Serie A del calcio tedesco tornerà in campo a metà maggio, e in Belgio a partire da domani si potranno ospitare quattro amici a casa propria (basta che siano sempre gli stessi quattro, because Belgio).
Sono state due settimane difficili per tutti. Il coronavirus è entrato nelle nostre vite come nient’altro prima d’ora, e stiamo faticosamente realizzando che non ne usciremo a breve.
Nelle ultime 48 ore si sta celebrando a Bruxelles un rituale laico che avviene ogni sette anni: il mercanteggiamento sul bilancio pluriennale dell’Unione Europea.
La tedesca Ursula von Der Leyen è la nuova presidente della Commissione Europea, la prima donna a ricoprire questo ruolo. La francese Christine Lagarde è invece la prima donna a presiedere la Banca Centrale Europea.
Non è il caso di analizzare qui i tanti, avventurosi e spesso fantasmagorici scenari che ci offre la politica italiana e, tantomeno, sappiamo se questo eventuale accordo giallorosso andrà a sostituire il contratto gialloverde che ha retto questa prima fase della legislatura.
Come ampiamente previsto Boris Johnson ha conquistato la guida del Partito Conservatore e, con essa, come da prassi, quel bell’appartamento pieno di moquette grigia e mobili ottocenteschi al numero 10 di Downing Street.
Settimana impegnativa per l’Europa e, soprattutto, per i suoi leader che – blindati a Bruxelles – hanno finalmente trovato la quadra sulle nomine per i principali incarichi in Commissione, Parlamento, Consiglio e Banca Centrale.
Bruxelles in questi non troppo afosi (per ora) giorni di inizio estate pare una gigantesca propaggine del già fin troppo esteso aeroporto di Zaventem (momento curiosità: molti viaggiatori si lamentano che il terminal costringe a camminate eccessive nei suoi lunghissimi corridoi ma in pochi sanno che l’edificio è stato deliberatamente disegnato così perché ogni comunità, fiamminga, vallona e bruxellese, voleva che l’aeroporto toccasse il suo territorio), c’è chi arriva, chi ritorna e chi se ne va, forse per sempre o forse no.
Molti vanno in Ungheria per rifarsi il sorriso. Direte voi: cosa c’è da ridere nella terra di Viktor Orbán chissà. Infatti il premier ungherese c’entra poco con il business del sorriso perfetto.
Sono passati cinque anni dalle elezioni europee che portarono alla nomina di Jean-Claude Juncker a Presidente della Commissione Europea. In questa puntata proviamo a fare un bilancio del suo mandato, ormai in chiusura, individuando le sfide più grandi e i risultati migliori che questo politico lussemburghese di lungo corso è riuscito a ottenere.
Questa settimana, oltre a preparaci all’ultimo vertice europeo di questa legislatura, ci prepariamo anche all’Eurovision, che quest’anno si tiene a Tel Aviv (ve ne sarete accorti).
Dal mese di gennaio a oggi, il parlamento britannico non solo ha bocciato per tre volte la proposta di accordo tra il Regno Unito e l’Unione Europea (il cosiddetto Withdrawal Agreement) ma i deputati non sono nemmeno riusciti a convergere su un piano alternativo di Brexit.
Francia e Germania insieme rappresentano quasi il 30% della popolazione dell’Unione Europea e circa un terzo del suo PIL. Oltre a essere estremamente influenti nella politica europea, i due Paesi sembrano recentemente i più motivati a proseguire nel cammino dell’integrazione.
@Morghosegnala un questionario indetto dalla Commissione Europea per indicare al consiglio quale sono le direzioni in cui si vuole dirigere l’Europa stessa.
Sfogliando la versione on-line dell’Enciclopedia Treccani, i Trattati di Aquisgrana noti alle cronache sono addirittura quattro; il più famoso ‒ e importante ‒ è quello che sancì la supremazia europea di Carlo Magno e spianò la strada alla sua incoronazione come Romano Imperatore.
Abbiamo aspettato un paio di giorni sperando che le nuvole sulla Manica si diradassero, ma siamo stati ingenui. Dalle parti di Londra grande è la confusione sotto il cielo.
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