di NedCuttle21(Ulm) • 14 Nov 2018 • 0 commenti •
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A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo pubblicato su MaddMaths! recensisce il saggio intitolato “La musica dei numeri”, scritto da Eli Maor, professore di storia della matematica presso la Loyola University di Chicago.
Bella Ciao è cantata più oggi che non al tempo dei partigiani. Sicuramente non fu l’inno della Resistenza, e gran parte della sua fama è dovuta proprio al fatto che non era una canzone comunista.
Lettera 43 pubblica un’intervista a Zhang Changxiao, ex studente cinese d’Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano che nel 2012, rapito dalla voce di De André, molla gli studi e fonda l’agenzia di comunicazione LongMorning Music Group, divenendo così uno dei principali promotori della diffusione della musica italiana in Cina e di quella cinese in Italia.
Sergio Savini per la rubrica Noisey di Vice si chiede se l’avversione alla figura di Young Signorino non nasca da diffuse forme di discriminazione e svilimento nei confronti di disagi e malattie mentali.
Su The Vision Matteo Leonardon commenta la recente edizione del Concerto del 1° Maggio in cui si sono esibiti molti artisti famosi tra i millenials e lontani dai gusti del pubblico solito del Concertone.
Un lungo e curato articolo interattivo del New York Times prende in esame 25 canzoni pop, descritte da altrettanti 25 scrittori, con l’intento di indicare cosa sta accadendo alla musica e in senso più lato alla cultura popolare che vi sta dietro.
In rete esistono solo due blastatori professionisti, due autentici fuoriclasse della meravigliosa arte dello zittire perentoriamente e con classe: il primo è Enrico Mentana, il secondo- e non per ordine di autorevolezza- è il medico Roberto Burioni.
Dopo aver tutti discusso e smaltito le classifiche dei migliori album del 2017, sulla webzine musicale Sentireascoltare Luca Roncoroni propone la sua lista dei dieci peggiori dischi pubblicati l’anno passato.
In vista della finale di X Factor (Giovedì 14 Dicembre, ore 21.15, diretta su SkyUno, TV8 e in streaming su NowTV), un articolo su The Vision giudica negativamente il lavoro d’immagine di Claudia Lagona, in arte Levante:
Lo avevo intuito già dal primo ascolto di “Alfonso”, con tutto il fastidio che derivava da un’immagine femminile stereotipata ma spacciata invece per qualcosa di diverso – la ragazza goffa che non sa mettere le scarpe da sera, che non si diverte alle feste, la rivincita di tutte quelle sognatrici che vivono nel loro mondo – e la piega della carriera riconvertita a icona di stile gipsy che balla a piedi scalzi sul parquet di casa non fa altro che confermare il mio sospetto: siamo di fronte a una farsa.
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