Quattro dirigenti (ex ed attuali) della società di tecnologie di sorveglianza francese Nexa Technologies (nota prima come Amesys) sono stati indagati in Francia per complicità in tortura.
L’ascesa dei ransomware – quei software malevoli che cifrano i file e chiedono un riscatto per sbloccare tutto, ormai gestiti da gang criminali ben organizzate – sembra aver raggiunto il suo climax.
Ad ogni modo, stiamo parlando di 49 minuti di disservizio. Tanto è durata l’8 giugno l’interruzione dei servizi cloud erogati dall’azienda americana Fastly, interruzione che ha reso inaccessibili una serie di siti in giro per il mondo, tra cui molti media, ma anche Amazon, Twitch, Spotify e altri.
La pressione dei governi spinge le piattaforme verso più censura e meno privacy per gli utenti Malgrado alcune società o organizzazioni pro-privacy sembrino avere, per ragioni di business o di principio, posizioni molto nette nella difesa del diritto alla libertà di espressione e alla riservatezza, la realtà è che in questo momento gran parte delle piattaforme digitali, specie quelle più grandi, sono messe alle strette dagli Stati.
L’Oversight Board di Facebook – il comitato per il controllo formato da un gruppo di esperti incaricati di rivedere ed eventualmente ribaltare alcune decisioni sulla moderazione di contenuti prese dal social network – si è espresso su un altro caso, dopo quello sicuramente più eclatante della rimozione dell’account di Trump, di cui avevo scritto in precedenti newsletter.
La storia dell’attacco informatico che ha indirettamente bloccato uno dei più importanti oleodotti americani è diventata ancora più grave a distanza di giorni.
Colonial Pipeline è uno dei maggiori distributori di carburanti nella East Coast americana (ne trasporta il 45 per cento nella regione) con 5500 miglia di oleodotti.
Pochi giorni prima del 29 aprile, quando era attesa l’udienza preliminare (poi rimandata al 25 maggio) per i quattro agenti dei servizi egiziani imputati nella tortura e omicidio di Giulio Regeni, un misterioso video è iniziato a circolare su YouTube.
La Commissione per la protezione dei dati irlandese (su pressione della Commissione Ue) ha aperto un’indagine sul #Facebookleak di cui ho scritto la scorsa settimana, ovvero sulle circostanze che hanno portato alla diffusione (leak) delle informazioni personali di 533 milioni di utenti, tra cui molti europei – e moltissimi italiani (CorCom).
Il 3 aprile un ricercatore di sicurezza, Alon Gal, ha segnalato che un leak di dati personali su 533 milioni di utenti Facebook, contenente molti numeri di telefono – già da lui stesso segnalato mesi prima perché dopo essere circolato in modo più underground qualcuno si era messo a venderne l’accesso su Telegram, come allora riportato da Vice – ora circolava liberamente e gratuitamente.
Come forse sapete, anche se questa volta non ha avuto molta rilevanza mediatica, si è tenuta l’ennesima audizione dei Ceo di Facebook, Twitter e Google davanti ai legislatori del Congresso Usa.
Due gravi incidenti di cybersicurezza stanno plasmando la politica estera americana della nuova amministrazione Biden, forse come mai prima era successo.
La Commissione europea ha annunciato la presentazione di un progetto di “passaporto vaccinale” entro questo mese. “La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – scrive Le Monde, ripreso da Internazionale – ha avanzato l’idea di una piattaforma in grado di “collegare le diverse soluzioni nazionali”.
“Riteniamo che il principe ereditario saudita Muhammad bin Salman abbia approvato un’operazione a Istanbul, in Turchia, per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi.
La resa dei conti fra grandi gruppi media e grandi piattaforme tech sta passando per una proposta di legge australiana, che obbligherebbe le aziende tech (inizialmente Facebook e Google) a pagare gli editori per i contenuti che appaiono sulle stesse piattaforme, intendendo per contenuti anche i nudi link (non gli snippet, cioè le anteprime), come sottolineato da Benedict Evans che riporta proprio la spiegazione del governo australiano della legge.
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